mercoledì 30 agosto 2017

Osando sognare - Prologo

O. Aveva appena finito di tracciare col proprio dito la runa nanica all'incirca corrispondente, come suono, alla "o" della lingua umana. Naturalmente, come ogni runa nanica che si rispetti, la "o" (chiamata dai nani Ògem) non aveva soltanto una valenza fonetica. Impiegata da sola, tale runa poteva assumere di per sè senso compiuto, con significato di "ingresso" o, a seconda della posizione nella frase, di voce verbale del verbo "entrare"...
Vhùgrhekk, il vecchio uomo di età alquanto avanzata, con parvi ciuffi di capelli bianchi sparsi in testa e acquosi occhi cerulei, impaludato nella propria sontuosa veste da arcimago, rilesse, alla luce dell'arcano bagliore diffuso con cui egli aveva fino a quel momento illuminato la caverna, la frase che, servendosi dei propri poteri magici (il dito dell'anziano mago aveva solcato la dura roccia con la stessa facilità con cui chiunque altro avrebbe potuto tracciare i medesimi segni su una superficie di molle fango), aveva appena inciso sulla litica stele di benvenuto della città, poco oltre la porta.
"Questa è la Città Morta; veglia ed attendi, tu che sei entrato".
Era perfetto. La città eretta, una stregoneria dopo l'altra, dentro l'immensa grotta, assomigliava ormai in tutto e per tutto a uno di quei complessi urbani sotterranei che l'assurda razza nanica erigeva, a prezzo di lunghi e pazienti sforzi, nelle vaste cavità del sottosuolo. L'affinità con una vera città nanica avrebbe reso ancora più efficace il sortilegio emanato dalle rune che contornavano le mura.
Le anime dei nani sarebbero venute.
Vhùgrhekk già si immaginava gli spiriti dei nani che sarebbero morti nelle vicinanze. La loro anomala attrazione verso la città, invece che verso la loro destinazione ultima. La loro apatia, una volta varcata la soglia. E il loro numero che cresceva, di giorno in giorno, formando, dapprima, e incrementando, poi, una popolazione di defunti per la Città Morta...
Vhùgrhekk sorrise. Periodicamente, sarebbe ritornato a controllare. E quando le anime naniche fossero diventate abbastanza...
Vhùgrhekk ripensò all'ironia della sorte. Si era inizialmente avvicinato ai nani per la stessa ragione per cui, da quando era diventato mago, si era mai interessato ad altre creature, ovvero per il proprio personale tornaconto: aveva incominciato a scegliere cavie naniche per i propri esperimenti di negromanzia. Anche i barbari umani dei Monti delle Nebbie avrebbero potuto servire allo scopo... ma i nani erano eccezionalmente resistenti: come Vhùgrhekk aveva scoperto, tra i nani c'erano individui capaci di sopravvivere a sollecitazioni esoteriche che avrebbero ucciso tre o quattro elementi umani alla volta!
La tediosa lotta con Tògk, il sacerdote nanico che si era messo in quella sua testa dura come la roccia di ostacolarlo nelle sue ricerche arcane, lo aveva portato (suo malgrado) ad approfondire le sue conoscenze di sacralità (e religione) nanica. Abile e cocciuto Tògk! Vhùgrhekk lo ricordava ormai quasi con affetto; non fosse stato per lui, certo Vhùgrhekk non avrebbe mai avuto l'idea per il progetto della Città Morta!
Vhùgrhekk sorrise di nuovo. Come gli veniva semplice, ricordare "quasi con affetto" i propri nemici, una volta che questi erano morti!
Vhùgrhekk era di ottimo umore. Lì, nelle profondità delle grotte sotto i Monti delle Nebbie, era assai improbabile che qualche altro mago di Hòvval venisse a ficcanasare. Il suo progetto sarebbe andato avanti autonomamente, senza bisogno di sua diretta supervisione, lasciandolo libero di concentrarsi sugli studi che, di fronte all'inesorabile trascorrere del tempo, avevano assunto priorità via via sempre più alta.
Non doveva mancare molto; Vhùgrhekk ne era certo! Il vecchio mago consumava giorno e notte nello studio di antichi tomi, nell'evocazione di demoni coi quali mercanteggiare importanti conoscenze, nell'ideazione e conduzione di esperimenti e rituali occulti... Da molti anni, tanto preso dalla propria febbrile ricerca, aveva cominciato a lottare contro il sonno come contro a un odioso nemico. Quando studiava fino a tarda notte, Vhùgrhekk aveva preso l'abitudine di porre accanto a sè un secchio pieno d'acqua e di studiare tenendo in mano una pesante sfera di metallo, sospesa sul recipiente; così facendo, quando il sonno lo coglieva a tradimento, il corpo metallico cadeva con un sonoro tonfo e (quasi sempre) lo svegliava. Oppure, se l'attività in cui era impegnato era (potenzialmente) davvero importante, Vhùgrhekk scacciava il sonno con la magia.
A breve (anche grazie ai propri già menzionati esperimenti sui nani) avrebbe penetrato i segreti per diventare phurg! E dopo, con una sostanziale eternità a disposizione, nonché le proprie già notevoli capacità esoteriche incrementate dalla nuova forma...
Vhùgrhekk ripensò allo scopo ultimo della Città Morta.

_Aspettatemi, bravi nani_ immaginò di rivolgersi ai futuri abitanti. _Io so quanto siete tenaci e pazienti. Aspettatemi. Io verrò, quando sarà il momento... e vi libererò!


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