mercoledì 30 agosto 2017

Nell'occhio di chi guarda - Capitolo 1

Caro diario, è da tanto tempo che non ti scrivo, ma sono stata impegnata. Impegnata con Màstredd. Sai, non aveva ragione la mamma. Come al solito. La mamma non ha mai ragione. A volte, penso che sia tonta.

All'incerta luce della luna che filtrava da un'assicciola rotta degli scuri, Aydrìse ricominciò a scrivere. Odiava sforzarsi gli occhi così! Aveva protestato e preteso una candela, ma aveva ricevuto soltanto un calcio. Aveva strepitato di indignazione, rimediando un pugno che doveva averle lasciato un livido orribile. Come se ce ne fosse bisogno! Ella era già orribile... Con quei suoi occhi grigi così anonimi...
A questo punto, Aydrìse era andata davvero fuori dai gangheri... ma la pur funesta ira di una esile ragazza di diciassette anni si era rivelata sorprendentemente inefficace contro la mal assortita accozzaglia formata da un goblin privo di scrupoli, una nana robusta e sfregiata e due ragazzi sporchi, puzzolenti, miserabili... ma indiscutibilmente forti e determinati. I quattro l'avevano chiusa in quello stanzino e le avevano detto di non seccarli ulteriormente, perché se si fosse fatta rovinare la faccia a tal punto da non poter venire venduta al "Caldo Rifugio" (nome che a Aydrìse non diceva comunque nulla), avrebbero finito di storpiarla ben bene e l'avrebbero rivenduta invece a un circo, come fenomeno da baraccone.
Naturalmente, Aydrìse non ci aveva creduto. Che cosa assurda! Dovevano solo provarci...
La ragazza si riassettò i castani capelli mossi con un gesto automatico e, per raccogliere le idee, rilesse le righe che aveva appena aggiunto al proprio amato diario. Che fortuna, che non glie lo avessero preso! Né quello, né la penna lievemente incantata (la magia era piuttosto diffusa, nelle Piane delle Stelle, tranne che tra le classi più miserevoli) con la quale, senza bisogno di avere sempre con sé una provvista di inchiostro, poteva scaricare sulle pagine le proprie emozioni. Bastava che si ricordasse, ogni qualche giorno, di intingere la penna nel calamaio; il magico oggetto si sarebbe autonomamente rifornito di inchiostro come un cammello d'acqua prima di una traversata del deserto.

Uscire con Màstredd è sempre divertente. Non indovinerai mai cosa abbiamo fatto questa notte! Siamo andati nello Stretto, col buio, a giocare scherzi alla feccia della città!
Abbiamo fatto un gran casino alla porta di un ricettatore e poi siamo fuggiti via di corsa!
Abbiamo tirato i sassi alle finestre di un assassino e poi siamo scappati!

E adesso, c'era il problema di continuare. Di raccontare nel modo giusto anche la terza bravata, quella in cui qualcosa era andato storto. Del resto, lo Stretto, uno dei quartieri più poveri e malfamati della altrimenti civile città di Hòvval, non a caso è evitato dalla gente per bene, dopo il calar delle tenebre...
Per le sue anguste viuzze, già incredibilmente cupe di giorno a causa delle misere abitazioni costruite fitte e a sbalzo, di notte è possibile incontrare ogni sorta di minaccia, dall'ordinario borseggiatore o rapinatore al vampiro assetato di sangue; dal derelitto disperato capace di uccidere per un vecchio stivale, alla ronda di zombi armati di bastoni di cui l'autorità civica si serve per far rispettare il coprifuoco che vige nei quartieri bassi...
Non ci sono lanterne o fiaccole accese, lungo le viuzze dello Stretto. E nemmeno dalle imposte delle finestre filtra qualche fievole lucore; evidentemente, persino la luce è troppo saggia ed esperta per frequentare lo Stretto dopo il calar delle tenebre.
Proprio a causa di questo buio praticamente impenetrabile, a Aydrìse era sembrato un cimento affatto alla propria portata, il furto a casa di una banda di ladri che Màstredd aveva proposto. Diamine! Aydrìse stentava addirittura a distinguere la figura di Màstredd, il quale pure la stava conducendo per mano, muovendosi furtivo rasente alle pareti fatiscenti e aiutandola, di quando in quando, a scavalcare cose che ella non riusciva a distinguere bene, ma che si spaventava ed elettrizzava ad un tempo a immaginare!
Come avrebbero potuto scoprirli, i ladri? Non li avrebbero visti nemmeno se Aydrìse fosse passata dritta sotto il loro naso!
E invece...

Purtroppo, i ladri ci hanno scoperti. Mi stupisco anche che se la siano presa così tanto! Rubano molto più spesso, loro! E per una volta che volevamo farlo noi... E chissà poi cosa possono avere, da rubare! Se fossero ricchi, non vivrebbero mica qui! Che poveri sfigati...
Comunque, non devi aver paura: Màstredd ci salverà. Ha preso una bella botta; l'ho sentito irrigidirsi, poi gridare, dopo il rumore metallico, e bestemmiare... Ma sono sicura che sta bene. Sfigati così, se li mangia a colazione, lui! Ha anche fatto in tempo a gridare: _Cazzo, ci hanno beccati! Scappa!_
Mentre diceva così, mi ha dato uno spintone verso la porta che aveva scassinato per entrare, ma qualcuno mi ha presa. È subito successo un gran casino: io che provavo a urlare o liberarmi, altre grida o grugniti, tonfi, colpi...
Alla fine, uno degli sfigati ha acceso una candela. Màstredd non c'era già più; doveva essere uscito dalla finestra vicina, quella che aveva un'imposta mezza rotta che penzolava da un cardine.
Loro erano stati in quattro, noi in due... e due di loro erano un goblin e una nana, quindi ci vedevano al buio! Non sono proprio stati leali! Che feccia!

_Ha smesso di frignare, l'idiota!_ commentò stancamente il ragazzo sciatto e pidocchioso, levando di mezzo con un calcio i resti di una sedia fracassata _L'ha capita, finalmente, che deve fare quello che diciamo!_
_Tu, invece,_ replicò una nana di buona stazza, dal volto deturpato da vistose cicatrici _non lo capisci proprio, che ti conviene farti un sonno, Thòwhokk? Non è ancora ora di alzarsi per lavorare_.
_Vuoi chiudere quella fogna di bocca?_ si rivoltò immediatamente Thòwhokk. _Mica sei mia madre, sai? Lo so, perché l'ho strozzata due anni fa..._
_Così, forse?_ balzò la nana alla gola del giovinastro, dando prova di elevazione notevole e serrandogli il collo in una morsa incredibilmente forte.
Thòwhokk aveva già subito un buon numero di volte aggressioni di quel genere da Ogàl, l'agguerrita nana, e ogni volta aveva invariabilmente pensato all'opportuna contromossa da attuare nel corso dell'occasione successiva. Quando quelle dita crudeli e spietate come barre d'acciaio nanico gli serravano il collo, però, ogni pensiero razionale svaniva di colpo, lasciando il posto al disperato bisogno d'ossigeno.
E così, anche quella volta, Thòwhokk si limitò a tentare invano di svellere la morsa delle grosse dita, rantolando pietosamente.
_E basta, Ogàl!_ si lamentò un secondo sciattone dai lunghi capelli unti (probabilmente li trattava con lozioni ricavate dai rifiuti del vicolo sottostante) _Che palle sempre con 'sta storia! Ammazzalo una volta per tutte e falla finita_.
Se c'era una cosa che Ogàl non sopportava, era che qualcuno le dicesse cosa doveva fare o meno. Lasciando andare Thòwhokk con uno scossone che lo fece rovinare al suolo vicino a una chiazza di vomito secco, la nana si volse furente all'altro manigoldo: _Stammi bene a sentire, Krèndadd: io, adesso, riprovo a dormire le ultime ore prima che ci alziamo e andiamo a rubarci il nostro pane quotidiano come tutte le sere. Se tu o quell'altro bue senza cervello di Thòwhokk vi azzardate a fare abbastanza rumore da svegliarmi, parola, io mi alzo e vi tiro il collo, a tutti e due! Chiaro?_
_Pensi di riuscire..._ (colpo di tosse) _... a farla in barba..._ (colpo di tosse, colpo di tosse) _... a tutti e due?_ tentò di assumere un'aria minacciosa Thòwhokk, rialzandosi e massaggiandosi la gola.
_Zitto Thòwhokk!_ si dissociò immediatamente Krèndadd _Se proprio ti prudono le mani, aspetta che usciamo di qui e, tutti insieme, magari spezziamo le ossa a qualche senzatetto dimenticato dagli dei. Inutile che le ossa ce le rompiamo tra di noi adesso!_
_Krèndadd!_ Thòwhokk spalancò i propri occhi marroni lievemente strabici come se si sentisse profondamente tradito _Ma che ti prende? Questi discorsi, lasciali fare a quel cagasotto di Sgàgnek!_
_Mettiamola così, Thòwhokk..._ si pulì le narici con le dita Krèndadd, come di sua disgustosa prassi _... io, adesso, seguo l'esempio di Ogàl,_ (e si lisciò istintivamente i capelli con le mani) _visto che il nostro goblin cagasotto si è appostato per fare la guardia; se tu fai casino, non saremo io e te contro Ogàl... ma io e Ogàl contro di te! Mi sono spiegato bene?_

E così, adesso sai tutto. Visto che, intanto, gli sfigati di là hanno smesso di litigare, penso che andrò a letto. Dici che se chiedo un letto mi danno altre botte? Perché, sai, caro diario, qui non c'è un letto...
Questa poi! E come dovrei dormire, io? Forse per terra?!
Mi piacerebbe chiederglielo anche solo per farli arrabbiare, ma penso che potrei buscare qualche altro pugno in faccia e ci mancherebbe! Tu lo sai già, caro diario, quanto sono brutta e che fatica che ho fatto a trovare alla fine l'amore della mia vita!
Povero Màstredd! Spero che non lo abbiano fatto diventare più brutto (visto che lui, proprio, non lo è). Se l'hanno fatto, domani levo la pelle a tutti e quattro!
Va bene, dai! Buona notte, adesso. Proverò a distendermi da qualche parte. Magari ti uso come cuscino; mi sa che sei la cosa più morbida che ho, qui dentro... Tu non offenderti! Lo sai, che sei sempre il mio migliore amico!

Perfettamente immobile nella fitta oscurità del vicolo dello Stretto, il ragazzo era sostanzialmente invisibile. Slanciato, agile, pronto di riflessi, Màstredd sembrava a proprio agio quanto un nativo in quel sordido intrico di miseria e clandestinità. I suoi ferali occhi verde chiaro si sforzavano di captare la minima traccia di movimento, coadiuvati senza riserve dalle orecchie e dall'olfatto... ma il ragazzo si decise infine ad accettare la realtà.
Non sarebbero venuti fuori. I quattro balordi che avevano sorpreso lui e Aydrìse non volevano darsi la pena di inseguirlo. A Màstredd la cosa riusciva quasi del tutto incomprensibile: egli non avrebbe maipermesso a un proprio nemico di sfuggirgli... e presto quei briganti avrebbero capito perché!
Pazienza; Màstredd aveva sperato che una parte della banda lo inseguisse, in modo da poterli battere separatamente. Invece, avrebbe dovuto riprovare a entrare di nascosto... e affrontarli tutti insieme, se qualcosa fosse andato storto.
Quell'oca di Aydrìse! Aveva tanto voluto venire con lui in una delle sue scorribande allo Stretto, poi, al primo imprevisto, si era fatta prendere nel volger di un batter d'occhio!
Erano anche stati in gamba i ladri, però. Almeno uno d loro doveva avere il sonno maledettamente leggero, per averlo sentito scassinare la serratura. E quando avevano attaccato, l'avevano fatto con grande coordinazione. Prima la botta da dietro. Come Màstredd aveva poi potuto scoprire girandosi, era stata la nana, con una padella. E meno male che, prima di addentrarsi nello stretto, Màstredd aveva segretamente lanciato e mantenuto attivo un incantesimo per ottenere una vista eccezionale al buio! Diversamente, non avrebbe visto arrivare il goblin, il quale, dopo avergli sfilato dal fodero la fida spada, aveva cercato, con la medesima, di inchiodarlo al pavimento!
Parzialmente frastornato, Màstredd aveva cercato di far fuggire quella scimunita di Aydrìse, ma quella si era fatta catturare in un baleno! Per fortuna che, almeno, era scappato lui! Adesso, poteva tornare e riprendersi tutto quello che gli avevano rubato. E, magari, dopo, Aydrìse gli avrebbe accordato aperta gratitudine.
Sì, sorrise Màstredd, sarebbe stato un bel modo di concludere la scorribanda. Pericolo e passione. Non c'è niente di meglio nella vita.

Màstredd non era il tipico ragazzo della città di Hòvval. Sita nella zona pedemontana in cui si incontrano (o scontrano?) le civilizzate Piane delle Stelle e i selvaggi Monti delle Nebbie, Hòvval dalle Bianche Mura è sentita come più "provinciale" rispetto alle altre città-stato delle Piane delle Stelle; essa resta, tuttavia, un luogo progredito ed organizzato, ove farsi giustizia da sé non è ammesso... Di conseguenza, un qualsiasi altro diciottenne, a fronte di una aggressione o furto, si sarebbe precipitato alla più vicina "casa di giustizia" ed avrebbe sporto denuncia all'ufficiale di turno, il quale, a meno di particolari criticità, avrebbe inviato un'opportuna squadra (di uomini e/o non-morti, questi ultimi largamente impiegati in tutte le Piane delle Stelle) sul posto.
Màstredd, nato col fuoco nelle vene (egli stesso si vantava infatti che i suoi antenati fossero originari di Aéskelon, il "Continente di Fuoco") preferiva invece regolare in prima persona le proprie questioni, da sempre. Ciò lo aveva portato ad approfondire diverse tecniche di combattimento, nonché ad impratichirsi su alcuni trucchetti diversamente noti soltanto ai (pochi) malavitosi della città.
Focalizzandosi su tali studi poco ortodossi, Màstredd aveva trascurato l'acquisizione di altre forme di sapere più utili alla conquista di un ordinario posto nel mondo del lavoro... ma ciò non bastava assolutamente a fargli perdere il sonno, perché la famiglia di Màstredd era benestante... e, come molte delle famiglie di Hòvval di quel tempo, tendeva ad assecondare i rampolli praticamente su tutto.
Inoltre, dato che, in tutte le Piane delle Stelle, potere, denaro e magia vanno a braccetto, sostanzialmente tutti i figli di buona famiglia studiano almeno le basi delle progredite scienze esoteriche della propria città. Ecco perché, prima di avvicinarsi di nuovo alla porta del covo dei quattro, Màstredd fu in grado di lanciare su se stesso un sortilegio di furtività. Questa volta, non avrebbe prodotto il minimo rumore!

_Sei sveglio?_ bisbigliò Krèndadd a Thòwhokk.
_Ma che cazzo vuoi?!_ replicò aggressivamente Thòwhokk _Prima tutti quei discorsi di non far casino, poi mi vieni a chiamare tu?!_
_Non fare l'idiota, Thòwhokk!_ continuò a bisbigliare Krèndadd, avvicinandosi silenziosamente all'altro _Dicevo per lasciare che Ogàl si addormentasse! Vieni, dai, che ce la spassiamo_.
_Ce la spassiamo?_ era ottusamente incredulo Thòwhokk. Che razza di spasso poteva esserci, in quel lercio e freddo tugurio o nelle immediate vicinanze dello stesso?
_Sì, la ragazza, idiota!_ insistette Krèndadd, cominciando a tirare il restio alleato per un braccio _Visto che la venderemo al "Caldo Rifugio" tra poco, tanto vale farle fare un po' di "allenamento" prima, no? Dai, non dirmi che non c'hai pensato!_
Thòwhokk non c'aveva pensato, ma la sua mente, stuzzicata dale parole del compare, recuperò in fretta il tempo perduto.
Il ragazzo di strada si eccitò. Nonostante egli preferisse le donne formose, Aydrìse gli pareva del tutto accettabile, per un uso estemporaneo... Inoltre, la ragazza doveva essere un tipo capriccioso e riottoso, il che avrebbe reso la violenza assai più giusta e gratificante.
_Ti va, eh, l'idea?_ gli diede una bonaria gomitata Krèndadd, sentendolo irrigidirsi.
_Ma ti pare?_ cercò di minimizzare Thòwhokk, tradito palesemente dalla voce roca _Si fà giusto per far qualcosa..._
_Come no?_ non parve convinto Krèndadd _A ogni modo, senti. Anche se Ogàl dorme come un sasso, un grido della ragazza la sveglierebbe; per questo mi servi tu: insieme imbavaglieremo la pollastrella mentre dorme, poi la legheremo in fretta e furia, poi ce la..._

Màstredd sospinse la porta con estrema delicatezza. Questa volta, nemmeno i lievi scricchiolii che avevano fatto trasalire Aydrìse al loro primo ingresso risuonarono nella fitta tenebra. L'incantesimo funzionava. Màstredd entrò. E scoprì così che l'altro sortilegio, quello lanciato giusto prima di iniziare l'avventura nello Stretto, si stava gradualmente affievolendo. Diversamente, egli avrebbe dovuto vedere ancora attraverso il buio con la medesima semplicità di un nano.
Pazienza, almeno ci vedeva comunque un po' meglio di un comune essere umano... abbastanza, ad esempio, da evitare il coccio di rozza terracotta insidiosamente vicino al suo stivale.

Bene, bene. Il goblin, Sgàgnek, era contento che fosse tornato il signorino. A Sgàgnek (ignaro di condividere, in ciò, un'idea di Màstredd) non piaceva lasciare nemici in vita. A nessun goblin, del resto, piace. In un mondo duro e spietato come quello di Remniskar Thloth, ove i pochi potenti si disputano le principali risorse, lasciando i più a una quotidiana lotta contro gli stenti, le malattie... o le spade nemiche, i goblin riescono a sopravvivere soprattutto grazie alla propria eccezionale crudeltà e completa mancanza di scrupoli.
Il signorino, fra l'altro, aveva imparato a muoversi senza far rumore. E a guardarsi bene intorno.
Peccato, che non avesse anche imparato a guardare sopra...
Pazienza, sospirò mentalmente Sgàgnek.
Ma, proprio mentre il goblin si lasciava scivolare dalla trave sopra cui era appostato, un acuto quanto isterico urlo lacerò intempestivamente la quiete.

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