mercoledì 30 agosto 2017

Nell'occhio di chi guarda - Prologo

L'inverno era ormai giunto. Lo ripetevano le brevi ma secche raffiche di vento che scendevano, fredde come la luce delle stelle del cielo, dal passo di Grámmahn, la via piú agevole per scendere dai selvaggi Monti delle Nebbie alla civiltá delle Piane delle Stelle.
Civiltá! Distogliendo lo sguardo dai compagni di viaggio, giá avvolti nelle rispettive pellicce, vicino al calore del fuoco, per trascorrere una notte di riposo, lo scheletro animato fissó le proprie vuote orbite sulle luci della cittá. Della cittá di Hòvval, di poco sotto al passo; la prima cittá delle Piane delle Stelle che incontrava un eventuale viaggiatore che scendesse dai Monti delle Nebbie.
Hòvval. La cittá dove era nato. Dove aveva vissuto. Vissuto diverse vite; dapprima come umano, poi come non-morto. Sí, non-morto. A Hòvval, come, piú in generale, in tutte le Piane delle Stelle, viene praticata senza alcuno scrupolo la piú estrema negromanzia. Nelle civilizzate Piane delle Stelle, nulla puó intralciare la progressiva evoluzione della magia. E l'evoluzione della negromanzia ha portato a oscure pratiche, capaci di trasformare chi vi si sottopone in creature non-morte, spaventose come potenza, quasi eterne come longevitá. Quasi tutti gli incantatori piú potenti, cosí come coloro che possono permettersi di pagare i loro servigi, hanno, in sostanza, a disposizione, oltre alla comune esistenza concessa a tutti i mortali, una moltitudine di non-esistenze da trascorrere in forma di non-morto.
Fgéhrhodd le aveva trascorse tutte. Millenni della sua storia erano stati spesi a Hòvval. Quante ordinarie vite umane si erano consumate, nell'arco di tempo di quell'interminabile catena di empie incarnazioni? Quante se n'erano accese soltanto per spegnersi nel volgere di anni, decenni, o, comunque, meno di un secolo, simili, ai suoi occhi, a vivaci farfalle che correvano a consumarsi nel corso di un caleidoscopico, variopinto giorno di volo?
Tante... Certo tante...
una, in particolare...


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